Cochabamba.
Al via la fase operativa del Progetto GIRCH (Gestión Integral del Recurso Hídrico en la Comunidad de Huañuma), proposto da Acquifera e Geologia Senza Frontiere in partenariato con l’organizzazione locale Aynisuyu e finanziato dall’8×1000 della Tavola Valdese.
Un percorso cominciato nell’inverno del 2017, con una missione conoscitiva nell’ampia valle del Municipio di Vila Vila, a 4 ore dalla bella e popolosa Cochabamba, per censire le condizioni di approvvigionamento idrico e per individuare il contesto idro-geomorfologico (presenza di sorgenti, torrenti, sbarramenti naturali, condizioni di instabilità dei versanti, ecc).
L’ottima sintonia con i partner è stato il primo indizio di una trasparente ed efficace progettualità, consistita nella sinergia tra il ruolo tecnico di Acquifera e GSF e quello sociale e logistico di Aynisuyu, che da più di 20 anni sviluppa progetti di Sicurezza Alimentare, miglioramento della qualità della vita delle popolazioni rurali di etnia quechua ed Empowerment femminile.
A gennaio di quest’anno la missione di GSF ha predisposto i lavori per la realizzazione di due bottini di presa – per il recupero della risorsa idrica a scopo agricolo – e di alcuni terrazzamenti – per la raccolta dell’acqua piovana e lo sviluppo di un’area ortofrutticola – previsti nell’aprile 2019, comprando i materiali e completando le ultime analisi pre-operative.
Con la missione di Acquifera di aprile invece si sono ufficialmente avviati i lavori, inaugurati con un rituale quechua propiziatorio accanto alla sorgente d’acqua e nella collina dove verrà costruita la cisterna da 20mila litri, fondamentale nella stagione secca (da giugno a settembre). La comunità di Huañuma, coinvolta a tutti gli effetti nel progetto, ha contribuito portando simboli tradizionali da bruciare nel grande fuoco e ringraziando la Pachamama e le organizzazioni amiche. Ma la sua partecipazione non è finita qui: le 12 famiglie beneficiarie stanno mettendo a disposizione il loro tempo e la loro manodopera nella realizzazione della captazione idrica, dei muretti a secco e delle cisterne di accumulo, che dovrebbero concludersi questa estate.
Come annunciato durante la cerimonia di inaugurazione siamo felici ed orgogliosi di poter portare la nostra professione in posti tanto remoti, dove ogni goccia d’acqua vale oro e dove le popolazioni rurali sono sempre più vulnerabili di fronte all’imprevedibilità climatica. Lo spopolamento delle campagne procede di pari passo con la scomparsa delle sorgenti e con la deforestazione; le problematiche di salute si moltiplicano con l’impoverimento dell’alimentazione. Ma ricominciando dal basso, dalle comunità più vulnerabili, e da piccoli e capillari interventi co-partecipati è possibile invertire questi processi, con l’auspicio che gli interventi di cooperazione internazionale non siano più necessari, tra qualche anno.
Per questo l’acqua, come diritto, e la terra, come opportunità, sono i due aspetti chiave su cui abbiamo sviluppato il programma di sensibilizzazione comunitaria previsto nel progetto: 20 ore di incontri, dibattiti e lezioni frontali per dotare le comunità rurali di alcune parole e concetti chiave necessari per comprendere meglio il nostro intervento e le caratteristiche di una buona gestione della risorsa idrica. Con quanta acqua abbiamo in effetti a che fare? Come proteggiamo le sorgenti e i torrenti? Con quali strumenti aumentiamo l’apporto idrico procapite? Su quali basi le comunità possono alzare la voce per pretendere un accesso all’acqua di qualità, quantità e non discriminatorio?
Uno scambio, più che una sensibilizzazione: il sapere che possiamo condividere come geologi e idrogeologi è infatti ricambiato dal loro modo di lavorare insieme.
Uniti verso lo stesso obiettivo.