[edgtf_blockquote text=”Un progetto che potrebbe, nel lungo termine, porre fine ai conflitti per l’acqua in questa zona dimenticata dal mondo” title_tag=”h2″ width=””]

Area geografica

Marsabit si trova in uno dei luoghi più poveri del mondo dove il 60% della popolazione ha un livello di vita sotto la media nazionale, con un reddito pro capite inferiore ad un dollaro al giorno e un tasso di malnutrizione intorno al 30%, che è il più alto del Kenya.

Anche in questa parte dell’Africa, come peraltro in molte altre zone del Terzo Mondo, la necessità di alleviare la pressione dovuta alla carenza e alla scarsa qualità dell’acqua si fa sentire in maniera prepotente perché si lega indiscutibilmente a tutte le altre problematiche di carattere sociale ed economico.

 

Marsabit è anche un luogo particolare perché si trova lungo il tragitto delle correnti umide che transitano costantemente avanti e indietro dal lago Turkana all’Oceano Indiano. Vere e proprie condotte idriche che riversano il loro carico d’acqua sui pochi rilievi basaltici che spuntano dalle spianate desertiche. Veri e propri serbatoi naturali che ne immagazzinano quantità rilevanti e potrebbero essere sfruttati adeguatamente, se solo si fosse in grado di definire la loro struttura idrogeologica intervenendo, di conseguenza, in maniera ponderata e calibrata.

Nonostante questa sua grande potenzialità, di fatto l’area di Marsabit viene considerata una delle più aride del Kenya e del pianeta dove la situazione è da sempre particolarmente pesante a causa dei continui scontri legati proprio al controllo dell’acqua.

Come nasce il progetto?

L’area, un’oasi tra i deserti di Chalbi e quello di Kasiut, si trova al centro di un territorio grande tre volte la Toscana.

Negli ultimi anni è stata la meta forzata di numerosi gruppi di pastori Borana e Rendille in fuga da una regione non più abitabile a causa della estrema siccità ed al conseguente prosciugarsi anche delle poche fonti esistenti.

Economia Alternativa onlus ha chiesto ad Acquifera il supporto tecnico necessario per portare avanti l’attività per la valutazione tecnica e la ricerca idrica nell’ambito del progetto “Gocce di Pace – Matone ya Amani” che viene svolto in collaborazione a SOMIRENEC (Ngo kenyota che sostiene e coordina i progetti dell’Institute of Social Ministry, corso di laurea in Economia e Scienze Sociali al Tangasa College dell’Università Cattolica Africana, con sede a Nairobi, facente parte di un programma di sviluppo sostenibile e peace building in collaborazione col Governo locale).

[edgtf_blockquote text=”Acquifera ha fatto una prima missione nell’area durante l’inverno del 2013 assicurando il supporto tecnico al progetto Gocce di pace finanziato dalla Provincia di Roma, condotto sul terreno da Somirenec che opera da anni in questi territori.” title_tag=”h2″ width=””]

[edgtf_button size=”medium” type=”solid” text=”RAPPORTO DI MISSIONE” custom_class=”” icon_pack=”font_awesome” fa_icon=”” link=”http://www.acquifera.org/wp-content/uploads/2017/09/CNR_marsabit.pdf” target=”_self” color=”” hover_color=”” background_color=”” hover_background_color=”” border_color=”” hover_border_color=”” font_size=”” font_weight=”” margin=””]

 

Un duplice intervento

Il progetto si propone di affrontare una doppia e difficile sfida che potrebbe aprire la strada a un nuovo modo di concepire l’azione della cooperazione internazionale, indirizzandosi contestualmente sia sul piano sociale che su quello tecnico.

Mettendo in luce le caratteristiche idrogeologiche dell’area e le criticità legate allo sfruttamento della risorsa idrica, si potrebbe cercare di impostare una governance che consenta di intervenire con cognizione di causa e in maniera mirata e calibrata.  

L’utilizzo di teniche appropriate, in un contesto particolarmente pesante e all’apparenza immutabile, potrebbe porre fine ai conflitti che da sempre coinvolgono i gruppi etnici che convivono in questa zona dimenticata del mondo.

Obiettivo generale

Il progetto rappresenta una vera e propria sfida per vari motivi legati sia alle particolari condizioni ambientali che al metodo di lavoro applicato. Il raggiungimento degli obiettivi previsti darebbe la chiara dimostrazione del funzionamento di un processo operativo che potrebbe essere replicato dovunque e a scale di intervento differenti.

La sua buona riuscita potrebbe avere un forte impatto anche sul piano mediatico, sia a livello regionale che internazionale perché indicherebbe la strada da seguire per la definizione dei problemi legati alla penuria d’acqua, causa di millenari ma non irrisolvibili conflitti.

 

Il progetto da finanziare: cosa serve?

  1. L’esecuzione di una indagine idrogeologica permetterà di individuare le aree ottimali per realizzare le opere di presa più appropriate (sorgenti, pozzi, piccoli invasi) riducendo i rischi legati alla presenza di livelli acquiferi poco permeabili, scarsamente produttivi e protetti.
  2. Tenuto conto del difficile contesto ambientale, però, il presupposto indispensabile è quello di intervenire anche a livello sociale, contestualmente col procedere delle le indagini tecniche, per tentare di ricucire fino da subito il rapporto fra le varie etnie.

I due diversi piani di lavoro si potranno sviluppare sul terreno attraverso l’azione congiunta di Somirenec e Acquifera che avranno il compito di aggiornare continuativamente le varie comunità sui risultati ottenuti e gli obiettivi da raggiungere.

Tempistiche di realizzazione

Il progetto si dovrà sviluppare nell’arco di tre anni.

  • primi 18 mesi: per prima cosa ci serve il tempo minimo necessario per inquadrare correttamente le tematiche di natura tecnica e ambientale e preparare le adeguate condizioni del contesto socio-ambientale.

La ricerca idrogeologica nel dettaglio riguarderà:

  • l’analisi dei dati esistenti;
  • l’analisi delle immagini satellitari (acquistate a seguito della missione del 2013) per l’individuazione dei principali lineamenti strutturali;
  • il rilievo geologico di superficie;
  • le indagini geoelettriche per la definizione della struttura idrogeologica del sottosuolo;
  • l’analisi dei dati geologici e geofisici raccolti;
  • il progetto delle nuove opere di presa e di adduzione;
  • la definizione sul terreno della logistica di cantiere;
  • la redazione del rapporto finale.

 

  •  successivi 18 mesi: i lavori per la realizzazione delle opera di presa potranno essere eseguiti attivando una ulteriore linea di finanziamento sulla base dei risultati ottenuti dalla ricerca e solo se si raggiungeranno le condizioni di piena condivisione dei progetti da parte dalle comunità della zona.

Durante questa seconda fase Acquifera e Somirenec assicureranno l’assistenza sul campo a livello sociale e tecnico per favorire il corretto sfruttamento della risorsa e la manutenzione dei manufatti.

 

Destinatari

DIRETTI: 1300 persone che vivono nei sette villaggi e campi IDP (Internally Displaced People) beneficiari degli interventi per l’approvvigionamento idrico.

INDIRETTI: 15.600 persone della popolazione degli altri villaggi intorno a Marsabit: Karare, Parkishoni, Leyai, Songa, Ilpus, Kituruni e Badassa

Risultati attesi 

  • Superamento dei conflitti
  • Facilitazione dell’accesso all’acqua
  • Riduzione dei casi di malnutrizione e delle malattie veicolate dall’acqua
  • Incremento delle attività agropastorali e della sicurezza alimentare
  • Maggiori presupposti per l’incremento di attività generatrici di reddito
  • Formazione dei giovani ai processi di trasformazione delle Comunità
  • Riduzione della dipendenza dagli aiuti umanitari
  • Maggiore valorizzazione del ruolo della donna
  • Salvaguardia dei diritti per l’infanzia e aumento della scolarizzazione
  • Rafforzamento graduale delle condizioni per il mantenimento della pace

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